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La Buca Hydra 1 Puntata

Questa è la storia di una grotta che si trova in un luogo dove...volano le aquile. 
Ce la indicò Emanuele Cesaroni collaboratore del gestore del rifugio Rossi, e arrampicatore nel tempo libero.
Scoprì la buca in questione, che chiamò Hydra, quando aprì una nuova via d'arrampicata.
Si trova a circa 200m dalla fine dell'ascensione che giunge sotto le pendici del monte Alto di Sella (1739m), ma quando si accorse dell'esistenza della grotta, tuttavia, si limitò a guardarla e fotografarla dall'esterno in quanto non affascinato dalla pratica speleologica. Me ne parlò e poi mi inviò alcune foto, che reputai interessanti, e ovviamente gli chiesi se fosse stato disponibile a condurci fin lassù  accettando di buon grado. Purtroppo per ragioni varie non fu trovato nessun giorno adatto di quel 2012, e poi giunse l'autunno e l'inverno  che ci impedirono di finalizzare il proposito.  Ma a  Luglio dell'anno dopo ci trovammo in tre al parcheggio di resceto, e il programma prevedeva di salire fino alla cava Bagnoli (non più attiva) dal sentiero n°165 primo scopo di quella salita dove a pochi passi  si trova uno dei due terminali dell'arrampicata. Per noi quell'attacco terminale era il punto di partenza, da dove prevedevamo di scendere in corda doppia fino alla grotta, e a fine esplorazione continuare verso Resceto.
In quella occasione però furono le condizioni climatiche a non esserci amiche.
Giunti alla cava, infatti, il cielo si coprì sempre di più e poco dopo riversò su di noi il temporale annunciato. Fummo costretti a ripararci alla meno peggio addossati ad una parete con i fulmini che non vedevamo ma con i tuoni che sentivamo tumultuosi,  rimanendo in attesa di una schiarita per lungo tempo ma inutilmente. Poi, infatti,  sconfortati ritornammo a valle attraverso lo stesso sentiero. Occorsero quasi tre ore di trekking per l'andata e altrettante per il ritorno con oltre 1000m di dislivello, che mi lasciò addosso una stanchezza infinita, sopratutto per il risultato decisamente deludente.
In conclusione anche il 2013 stava per finire senza avere potuto esplorare quella benedetta buca. Allora, memore della faticosa salita precedente, pensai ad una soluzione migliore per recarci alla buca. Consultai la carta dei sentieri e individuai una possibilità più agevole per giungere alla cava Bagnoli.  
Quindi a Settembre io e Marco ci recammo ad Arni, da dove, percorrendo la marmifera che da li parte, giungemmo alla cava Piastreta. L'escursione fu molto proficua, verificando che il tempo di marcia da questo lato del monte era molto più più corto. Anzi, nell'ipotesi che si fosse trovato un buon fuori strada il tempo di marcia si sarebbe ridotto notevolmente. A dire il vero la strada marmifera ad un certo punto passa sotto una galleria e poi finisce letteralmente alla cava Piastreta. Questa cava, fra le più grandi delle Apuane, in piena fase estrattiva, è possibile attraversarla al suo interno per poi uscire da una „finestra“, che infatti ci aveva consentito di giungere rapidamente alla Bagnoli . Uscendo da questa finestra, tuttavia, è molto importante prenderne nota, ci trovammo in un breve ma pericoloso passaggio (1), poco protetto e con dei tronchi di legno di dubbia stabilità, ma che per fortuna e comunque dopo poche decine di metri ci consentì di giungere alla cava Bagnoli. Ad ogni modo una soluzione perfetta per il futuro, che pregustavamo, senza sapere che l'avremmo utilizzata solo in un senso di marcia... Una mattina di luglio del 2014 ci incontrammo nuovamente con Emanuele  parcheggiando l'auto ad Arni all'inizio della marmifera che conduce alla cava Piastreta, non prima di avere notato delle scritte minacciose dipinte su due lenzuoli appesi al tornante che gira verso il passo del Vestito. Non eravamo al corrente della recrudescenza dei cavatori nei confronti degli alpinisti, ambientalisti e anche speleologi. A quanto pare sono furibondi perché sembra vogliano chiudere alcune cave per problemi ambientali... Qualcosa di simile, ricordo, era già accaduta nella zona del Corchia, e, a parte la distruzione del bivacco in cima al monte, qualcuno ebbe a constatare danneggiamenti alle auto. Quegli avvisi non erano certamente un buon viatico per l'operazione cui ci apprestavamo ad affrontare quel giorno, tuttavia, non  lasciandoci scoraggiare dalle minacce, poco dopo, nuovamente carichi come muli, ci  avviavamo sulla carrareccia verso la nostra meta, decisi questa volta a portare a termine l'escursione e sopratutto l'esplorazione. Giunti in prossimità della galleria però, nel dubbio... decidemmo di continuare il trekking sul sentiero n° 31 che di li a poco giunge al passo Sella e successivamente in vetta. Inutile dire che il carico mise poi a dura prova la mia resistenza fisica poiché il percorso, ahimè, alla fine si rivelò quasi uguale a quello di Resceto, se non più lungo.
Giunti in cima al monte, infatti, per raggiungere la cava Bagnoli fu necessario anche ridiscendere per circa 150m. Avevo percorso il faticosissimo ed estenuante trekking in tre ore e trenta, che comunque non aveva sconfitto del tutto il mio entusiasmo per l'esplorazione, mentre il tempo climatico fortunatamente fu perfetto. Emanuele, giunto sul posto molto tempo prima si era già avviato ad armare la calata, e quando giunsi anch'io molti minuti dopo era addirittura parecchie decine di metri nel canalone sottostante. Nel contempo però, e purtroppo, constatammo che il luogo non era il massimo della sicurezza... la corda da 90m con cui aveva iniziato l'armo spesso “ondeggiava“ e si portava dietro sassi in bilico, che poi precipitavano a valle, il che in un primo momento aveva fatto desistere Marco dal proseguire la discesa. Trattandosi di una via d'arrampicata, in questo tratto non esistevano punti di sosta, che evidentemente gli scalatori non ritengono necessari. Il primo frazionamento, infatti, veniva a trovarsi quasi a fine corda. Comunque per noi era una progressione speleo, come fossimo stati in grotta, ma senza “pulizia“ della discesa... poi però i frazionamenti erano apparsi più frequentemente, anche per via della verticalità sempre più crescente ma al tempo stesso più “sicura“... ad ogni modo dopo una quarantina di minuti d'armo tutti e tre giungemmo alla fantomatica buca, e la prima cosa che notammo, importantissima, fu la ventilazione... e la la fisica del clima sotterraneo dice che se da una cavità, d'estate, l'aria esce è probabile che sia un ingresso basso... Dalla buca, infatti, usciva una discreta corrente d'aria, fenomeno sicuramente auspicato. Cosi cominciava la parte speleologica. La buca si apre sul bordo di uno stretto canale, il cui ingresso scende leggermente per un paio di metri fino a oltre una colonnina stalagmitica fossile, attorno alla quale fu  fatto un armo di sicura, sopratutto per l'esterno. Quindi, Marco, senza indugiare oltre, si infilò nello stretto passaggio. Dopo la stalagmite la buca stringe a cuneo, bassa ma percorribile.   Furono tolti solo alcuni sassi dal pavimento per entrare con la schiena più agevolmente. Dopo la strettoia c'è una saletta a forma quasi circolare alta una sessantina di centimetri e larga un paio di metri la cui base è formata da un ciottolato grezzo leggermente degradante verso l'interno, i cui sassi si presentano con un colore verdastro superficiale. Sul lato opposto all'ingresso esiste una possibile prosecuzione che si dirige verso l'alto, che sembra percorribile nel primo tratto, anche se stretta e perciò adatta ad un soggetto di esile corporatura. Approssimativamente la cavità ha le dimensioni di circa 5m di sviluppo sub orizzontale, con direzione est. Tenuto conto della ventilazione riscontrata, ci si chiede se sia plausibile addebitare tale comportamento dell'aria all'immenso vuoto della cava Piastreta, che come detto si trova circa 200m sopra la buca dalla quale potrebbe prendere aria...d'Estate. Naturalmente sono solo ipotesi, ma a questo punto c'è un solo modo per verificare queste teorie: ritornare alla buca e approfondire l'esplorazione... il lavoro esplorativo ci impegnò per circa un'ora, e intorno alle 16.30 iniziammo la risalita.  Dopo circa un'ora raggiungemmo la cava Bagnoli. A quel punto il pensiero di dovere risalire in vetta per poi scendere il ripido tratto verso il passo Sella, e quindi alla strada marmifera,  fece scaturire in me la proposta di provare a passare dalla cava Piastreta, in considerazione del fatto che, vista l'ora, probabilmente non avremmo trovato operai che ci potessero impedire il passaggio, o ai quali in ultima analisi chiedere il permesso. Poiché, come detto, la finestra da cui saremmo potuti entrare era a pochi passi, decidemmo di tentare questa soluzione, perché comunque male che fosse andata non avremmo speso molto tempo e fatica. Fu un'ottima scelta in quanto tutto filò liscio. Non capivamo, infatti, se fosse stato più “pericoloso” il passaggio prima della finestra piuttosto che l'incontro con i cavatori... Ad ogni modo dopo pochi minuti dalla partenza dall'attacco della via eravamo già aldilà della cava e della galleria, il cui cancello era anch'esso aperto. Il tempo del trekking occorso per giungere all'auto alla fine risultò essere poco più di 1.30 ore, quasi coincidente con quello effettuato nella gita fatta da me e Marco nel Settembre del 2013. E l'auto? Era ancora posteggiata nel punto in cui l'avevamo lasciata, ma sopratutto perfettamente integra. Ce ne rallegrammo pensando che forse le minacce dei cavatori non hanno riscontro con la realtà... Il programma esplorativo della buca Hydra si era quindi concluso (?), ma il risultato purtroppo era stato una...mezza delusione.  Dalla buca, come già detto, esce una discreta corrente d'aria. Il passaggio scoperto all'interno, come già detto e descritto, potrebbe essere una prosecuzione della cavità, ma il superamento della stessa fessura non è certo. Inoltre, nell'eventualità che stringesse ancora proseguendo, e fosse necessario “smanzare”, l'operazione potrebbe essere forse inutile e anche pericolosa. Rimarrebbe la possibilità di provare a scavare la base della saletta, sperando che sotto il ciottolato magari ci sia la reale via da esplorare. Anche questa operazione comunque non sarebbe priva di rischi in ragione del fatto che il materiale asportato dovrebbe essere riversato nel vallone sottostante...inoltre c'è sempre da considerare che per raggiungere la buca Hydra è necessario armare tutta la calata dall'alto con i problemi già descritti. Poi aiuterebbe avere la fortuna di potersi servire del passaggio dalla cava Piastreta, per economizzare tempo e fatica. La mia convinzione, infine, è che nei mesi autunnali, notoriamente piovosi, si riversi all'interno una notevole quantità d'acqua proveniente dal canale sovrastante. Che dire!? Accanto all'ingresso è stata inciso l'acronimo del gruppo speleologico pisano, con cui vorrei organizzare una nuova punta esplorativa, anche se non so se ne valga la pena. Per verificare che aria “tira”, infine, forse sarebbe utile provare ad andarci in pieno inverno, con il ghiaccio!!!                                                                                   Temo però che anche questo proposito non vedrà la realizzazione. Non in tempi brevi perlomeno.  Ora è il momento dei ringraziamenti: A Emanuele, per la sua disponibilità, pazienza e competenza tecnica nell'arrampicare; a Marco per avermi supportato e sopportato nel proposito esplorativo. Infine ringrazio il gspi per la disponibilità sull'uso del materiale occorrente.   (1) il passaggio in questione è protetto da pressoché inconsistenti paletti di ferro, attorno ai    quali passano esili fili metallici, tra l'altro radi entrambi. Oltre questa “ringhiera” la roccia è a placche che degradano verso valle in modo estremamente ripido. Il ghiaccio, mi parrebbe superfluo aggiungerlo, credo aumenterebbe la pericolosità del percorso!   Mancini Giuseppe                                                            
Pisa 25 Ottobre 2014