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La buca Hydra... e il suo epilogo

Come possiamo definire il risultato dell'ultima escursione alla buca Hydra? Una bella domanda. Credo però che la risposta più appropriata sia: dipende!
Facciamo un breve passo indietro prima di avviarci al racconto e all'analisi di questa ennesima e tranquilla avventura speleologica.  La buca Hydra ci fu segnalata da Emanuele Cesaroni (leggi TALP n°51 del 1° semestre 2016). Costui non appartiene al mondo speleologico, e la scoperta della buca avvenne durante una delle sue arrampicate. Successivamente lo stesso Emanuele fu promotore nell'accompagnare un paio di speleo del gruppo pisano ad esplorarla come riportato nell'articolo La Buca Hydra 1 Puntata Quella esplorazione fu abbastanza approfondita, rivelando purtroppo che lo sviluppo era stato decisamente modesto per le aspettative sognate...e che tra l'altro furono assenti quelle azioni importanti in questa attività: il rilievo e le coordinate geografiche per il catasto. In realtà ad essere dimenticati in magazzino furono gli strumenti.  Ma, benché la buca suggerisse di non insistere nell'approfondimento esplorativo in altra data, qualcuno pensò di...fare il contrario. Così, un anno dopo la sua prima visita, convinsi uno dei più autorevoli nonché IS del gruppo speleologico pisano a ritornare alla buca. Come sia riuscito a motivarlo e convincerlo resterà un mistero, e solo Andrea, perché di lui si parla, potrebbe spiegarlo... Ritornare fin lassù solo in ragione delle magre prospettive esplorative già viste non aveva molto senso, occorre ammetterlo. Comunque, adesso, anche questa cavità ha una identità catastale, ed il principale artefice resterà  lui e le sue collaboratrici... Alle 7.30 esatte del secondo Sabato del mese di Settembre 2016 ci si ritrovò in quattro al solito parcheggio scambiatore di via Pietrasantina a Pisa: Giuseppe Mancini, Andrea Russino, Sandra  Basilischi (pallina) e Caterina Poli. Una unità in più rispetto alla volta precedente, che risulterà un numero “equilibrato” per questa escursione. In verità avevo suggerito ad Andrea di “invitare”, tramite la mailing list del gruppo, quanti e chi avesse voluto partecipare all'escursione. La motivazione sarebbe stata che comunque questo tipo di escursioni sono atipiche, e proprio x questa ragione, a mio avviso, da affrontare almeno una volta.  Una esperienza del genere fu effettuata da un gruppo ligure, che risultò decisamente molto più fortunata perché la grotta poi esplorata raggiunse addirittura i 350m oltre alla calata esterna di 200m. Una profondità totale senza dubbio importante  fra “sopra” e “sotto”. Quella grotta si chiama Icaro, si trova sotto le pendici del monte Sumbra e fu teatro anche di una vicenda di “pirataggio”, ma questa è un'altra storia.  Come dicevamo, quella di invitare altri speleo del gruppo appariva probabilmente una forzatura, di cui Andrea si sarebbe accorto di persona giungendo sul luogo in virtù dello spazio disponibile all'ingresso, appuntando criticamente la realtà. 
Tuttavia, benché sia vero che quattro persone erano un limite sufficiente, va aggiunto che nell'eventuale adesione di altre persone, la loro partecipazione di sicuro non avrebbe influito sul livello di sicurezza dell'escursione, perché comunque la buca si trova circa 10m al disotto di un canalone in cui potere risiedere in attesa di un “cambio” nell'eventualità che fosse stato necessario “lavorare” ad un pseudo scavo...perché la speranza non deve morire mai!... Ad ogni modo l'escursione era stata ben programmata, o comunque nello standard  delle organizzazioni di una uscita in grotta, con il seguente materiale che  poi venne utilizzato: tre lunghezze di corde da 110-95-50m + 20 moschettoni, e sopratutto l'immancabile borsino da rilievo.  Ma fu sicuramente l'auto di Andrea ad essere stato l'asso nella manica  dell'escursione. Con il suo fuori strada si giunse oltre la galleria della marmifera che conduce alla cava piastreta salendo da Arni, dove appunto furono scaricati gli zaini e i sacchi con il materiale. Una opportunità determinante pensando alla escursione del 2015. Si sarebbe scoperto solo poco dopo che questa opportunità poteva essere ancora più vantaggiosa potendo arrivare addirittura “dentro” la cava, cioè a 300m dal punto di partenza della discesa per la buca. Ma soffermiamoci a descrivere questa anteprima dell'escursione, cioè l'avvicinamento, che fu anche un po pittoresca. Nel 2015 furono fotografati due lenzuoli appesi ad un tornante di Arni, in cui si leggeva che i  cavatori “ammonivano” varie organizzazioni ambientalistiche, e fra esse anche gli speleo, di tenersi alla larga dalle richieste di chiusura o limitazioni varie delle cave. Da qui il timore, giustificato,  di non avere il permesso di “transito” dentro la cava per giungere alla partenza per la discesa alla buca, che faceva aumentare il rischio di interrompere l'escursione. L'alternativa sarebbe stata di dovere tornare al punto in cui fu poi lasciata l'auto, cioè al bivio del sentiero n° 31 che conduce a passo sella, poi salire in vetta e successivamente ridiscendere verso la cava bagnoli, cioè da dove avremmo iniziato l'escursione. Infatti, nonostante l'orario sufficientemente mattiniero nell'essere giunti in zona operativa, l'alternativa sopra descritta avrebbe quasi certamente annullato tutta l'escursione. I tempi di percorrenza sarebbero stati decisamente troppo lunghi per potere giungere alla buca con buon margine di manovra. Ma l'avremmo scoperto con il cosiddetto senno di poi... Appena venti minuti fu il tempo che occorse per giungere alla cava dal parcheggio dell'auto. Percorso il breve tragitto, infatti,  a quel punto fu valutato, e attuato, il tentativo di “contatto” con i cavatori, di cui ovviamente si dovette occupare il più anziano del gruppetto... Comunque nemmeno fossero stati gli uomini dell'isis...  Quindi mi avviai all'interno della cava dove trovai un'omo sulla sessantina dall'accento tipico di quelle zone e con una mano assente delle dita, probabile conseguenza del duro lavoro praticato nella sua vita.  A volte basta proprio poco per avere i risultati che ci occorrono, perché infatti l'approccio educato che sfoderai nel chiedere di attraversare la cava si materializzò subito, e le foto che ci ritraggono simpaticamente tutti insieme davanti la “finestra” da cui poi saremmo usciti, credo lo testimonino perfettamente. Ma non finì lì: sembrava quasi si fosse instaurato un rapporto di amicizia e collaborazione. Infatti, il cavatore con cui avevamo chiacchierato, non solo ci accolse e si apri con fare gentile nella crudezza e semplicità delle sue parole conducendoci  fino alla  suddetta  finestra, ma poi si adoperò a sistemare meglio il passaggio che conduce alla cava bagnoli, che, giova ricordarlo, ha una protezione verso valle assolutamente insufficiente, fatto da paletti radi e da esili fili metallici, esortandoci inoltre ad essere prudenti... un'accortezza e gentilezza che sfatava definitivamente le presunte ostilità paventate! Fatto sta che alle 10.00 circa iniziavo, nuovamente, la discesa verso la buca Hydra. Questa cavità, lo ripeto, si trova a poco più di 200m verso valle in un tratto della discesa quasi verticale, partendo dall'arrivo della via d'arrampicata, cioè a circa 30m accanto alla cava bagnoli. L'insicurezza della discesa è molto evidente, inutile nasconderlo: la possibilità di scaricare sassi, anche di dimensioni ragguardevoli, è molto presente. Anche prestando la massima attenzione da parte di chi  chi segue i compagni, in discesa e in salita, essere esenti dai rischi sopra menzionati è quasi impossibile. Infatti in una occasione Andrea sfoderò l'improbabile parata di un sasso, per fortuna di piccola taglia, che farebbe sorgere il sospetto di essere stato in gioventù un formidabile portiere di calcio. Dopo qualche minuto avevo esaurito la prima lunghezza di corda di ben 100m ma al sopraggiungere del più esperto, nonché “responsabile” dell'escursione, dovetti sottostare ad alcuni appunti critici: per esempio la mancata informazione sulla necessità di aggiungere al materiale occorrente per l'escursione anche un trapano con borsino d'armo completo. La sua presenza (del trapano) a suo dire, gli avrebbe consentito di frazionare, anche più volte, il primo tratto della discesa, ritenuto non “difficile” dal momento che si snodava con una inclinazione abbastanza tranquilla, ma che appunto nascondeva nell'erba i sassi in bilico pronti a migrare verso valle. Da qui la decisione di Andrea di risalire per qualche decina di metri e approntare un frazionamento volante, che infatti armò con una corda passata di mano dal sottoscritto, nonostante il tempo di progressione si allungasse... Ovviamente il motivo di attrezzare il frazionamento, superfluo aggiungerlo, consisteva nel fatto che una corda cosi lunga (oltre 100m) e sopratutto del diametro di 9 m/mm non può e non deve assolutamente fregare sulla roccia in nessun punto. Come dargli torto...! Continuiamo però con la descrizione dell'escursione. Dopo quasi due ore eravamo ancora a metà della discesa, e l'armo di frazionamento su sporgenze naturali aveva influito poco più di mezz'ora sulla progressione. Ma, inspiegabilmente...quando misi nuovamente i piedi davanti l'uscio della buca Hydra erano passate addirittura tre ore e trenta minuti primi!!!  Poco dopo comunque eravamo pronti per l'approfondimento dell'esplorazione, che Sandra, la più esile e adeguata della quaterna si apprestava a iniziare. Peccato che in quel frangente ci si accorgeva che il borsino da rilievo era stato lasciato a riposare e prendere il sole in bella mostra appeso ad un frazionamento una ottantina di metri sopra di noi... Succede! Non è la prima volta, e non sarà l'ultima che del materiale venga dimenticato da chi se ne dovrebbe occupare, e il tipo di escursione non ha nulla a che vedere con questo inconveniente, grotta o avvicinamento che sia! Fare più attenzione ovviamente sarebbe auspicabile. Anche per evitare di allungare i tempi... Di sicuro fece aumentare il disappunto da parte di Andrea, il quale si adoperò nel recuperare l'importantissimo bag, altrimenti, per davvero, che mizzica ci eravamo venuti a fare un'altra volta in quel posto del cavolo!? Ma andiamo avanti con la descrizione di questa “strana” escursione. Pallina, al secolo Sandra, si inoculò nella buca alla ricerca della prosecuzione sperata (e purtroppo nemmeno trovata). Ma la prima comunicazione che ci riferì fu della bellissima quanto inaspettata presenza di un geo tritone che probabilmente manifestava una malcelata contrarietà per questa visita. Non sappiamo se le foto imperdibili allo stesso animale avessero contribuito a renderci ancora più antipatici, ma di certo nessuna altra azione molesta fu fatta nei suoi confronti.  La fessura ,vista parzialmente nella precedente escursione, risaliva per pochissimi metri stringendo sempre più, risultando successivamente  impossibile perfino alla silhouette di Sandra. Inoltre non fu presa in considerazione la possibilità di un tentativo di scavo sulla base della salettina. In buona sostanza, il resto del tempo in cui soggiornammo tutti e quattro dentro e fuori la buca fu dedicato praticamente alle operazioni di rilievo. Se ne occuparono Sandra e Caterina all'interno , e sopratutto Andrea che, da fuori,  ne tracciò una mappa, oltre ovviamente alle coordinate geografiche, mentre il sottoscritto si limitava alle operazioni di supporto e alla documentazione fotografica. Hydra, quindi, adesso ha una sua identità nel catasto regionale toscano.  Questa operazione (del rilievo etc.) alla fine si svolse in poco meno di due ore, e intorno alle 15.30 iniziò la risalita per il ritorno all'auto.  In merito alla pianificazione dell'uscita, tuttavia, è mio convincimento affermare che per quanto sia vero che a volte i responsabili di un'uscita in grotta siano costretti a “selezionare”i partecipanti, e quindi escludere alcune persone in escursioni più impegnative...ma  anche che questa escursione non rientrava fra quelle, perché appunto atipica, e comunque secondo me molto “didattica”. Occorsero però 2 ore e trenta minuti circa per risalire in cima alla parete fino alla cava bagnoli...ma il disarmo fu rapido, e mezz'ora dopo eravamo in marcia verso la cava e l'auto parcheggiata al bivio del sentiero per Passo Sella. Ci salutammo alla tamoil alle 20.30 considerando (quasi) unanimemente che quella escursione era stata una buona occasione per approfondire il bagaglio tecnico nella progressione speleologica. Tuttavia, tenuto conto che ero stato l'artefice più convinto di quella iniziativa, poi non ho potuto fare a meno di coniare un nuovo nome per questa grotta: BUCAZZATA!!! In conclusione, temo che Andrea sia rimasto deluso, forse anche molto, di questa escursione, che effettivamente era stata pochissimo proficua. Nel contempo però credo che Sandra e Caterina abbiano vissuto una bella esperienza. Ad ogni modo desidero ringraziare vivamente tutti i partecipanti per aver collaborato a portare a termine quanto iniziato oramai qualche anno fa.   Giuseppe Mancini                                                                            
Pisa 10 Settembre 2016