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CORCHIA 24 APRILE: Traversata Eolo - Pompieri

Questo anno il corso speleo USP è stato pensato con qualche novità impostata sulla didattica oltre che sulla tecnica.
Il Corchia è la nostra quarta uscita, il nostro contatto locale è il mitico Pascal che ho stressato con telefonate ansiolitiche.
E’ stata una uscita impegnativa dal punto di vista organizzativo dove ognuno ha messo del suo meglio e ha tirato fuori le sue competenze.

La maggioranza parte il sabato mattina. Solo quando arriviamo dalla Piera a Levigliani mi rendo conto che siamo in 22, tra mestrini, padovani, pordenonesi. Solo 5 i corsisti. Sembravamo tanti istruttori ma alla fine eravamo giusti. La sera sotto la tettoia tra una birra e l’altra prima della cena prepariamo il materiale e tocca ai corsisti organizzare i sacchi, con qualcuno di noi che sclera sulla comprensione della scheda d’armo. Nel frattempo si alternano lezioni di armo e nodi. Io mi occupo della logistica. Piera mi accoglie prendendomi a manina per spiegarmi tutto. Ha gente da metter in camera e altri in appartamento. Mi faceva ridere perché le dicevo che eravamo in 20 ma lei mi rispondeva sempre:”Sì amorino, ho posto per 15, ci state!”. Scopro poi che il giorno dopo avrebbero fatto lo stesso giro anche 15 perugini. E la faccenda si complica. Quindi siamo in 40 a voler fare lo stesso giro. E i perugini vogliono entrar per primi.
Alla sera ci riuniamo tra noi per decidere cosa fare. Mi no son nessun, ma in quel contesto mi son sentita quasi un istruttore pataccaro. Pensa e ripensa, parla e riparla. Mi rendo conto che sto vivendo un bel momento di squadra dove serve massima collaborazione ed elasticità. Allora una squadra di noi portatori di sacchi entra alle 8.00 con tre pisani armatori. Subito dietro a loro i perugini. La squadra di Pordenone si muove due ore dopo con la squadra disarmo a seguito e Pascal in testa. Sono 6 i sacchi da portare perché si decide di armare i pozzi principali in doppia.
Pascal ci fa la sorpresa di arrivare il sabato sera e la cosa ci rilassa tutti. Mi spiega come organizzare il giro e l’armo. Io lo ascolto attenta finché mi dice:”Radi mi stai guardando come una mucca guarda il treno che passa!”. Aahhh!! Parla con il disarmatore che è meglio! Michele è ultra motivato e interessato a capire come si disarma in doppia. Tutto deciso. Ma io resto preoccupata lo stesso. L’idea di venire qua è mia e ci tengo che vada tutto bene. Non dormo niente.
E’ il giorno dell’attraversata. Colazione scaglionati. Tutto pare girare nel verso programmato. Io faccio parte della seconda squadra. Per ammazzare il tempo Giorgio si lancia in una lezione di storia del CAI e della speleologia. Fortunatamente la pioggia ci risparmia e riusciamo a farci la camminata di una ora per l’ingresso di Eolo senza prendere acqua. Si parte da quota 1150 m per poi uscire a 950 m sopra l’ingresso del Corchia turistico, davanti le macchine.
Per me è la seconda volta in questa attraversata dopo 15 anni e mi rendo conto che non mi ricordo quasi niente. Entriamo alle 11.15 con un ordine ben preciso. E subito il marmo conquista e stupisce. Procediamo a passo costante con i disarmatori attaccati al culo. La procession se ingruma sul Pozzacchione, un bel 60 m che arriva nel ampio salone Maranesi. Siamo solo a un terzo del giro e inizio a preoccuparmi. Qui incontriamo i perugini, un po’ tanto lenti e con qualcuno in evidente difficoltà. Noi tranquilli. La grotta è asciutta e pulita. Tutti i nostri si mettono piumini e teli termici, ma la sosta si fa molto lunga. Qualcuno di noi visibilmente più infreddolito di altri necessita di passare avanti. Con sorpresa trovo Pascal in attesa di noi alla base del pozzo Adiobati. Eravamo a pochi minuti dal turistico.
Scendiamo sulle passerelle e Pascal ai turisti esordisce sempre con la solita frase:”Non date noccioline agli speleologi!”. Camminando ci parla delle varie vie e ogni tanto si ferma dicendoci ironicamente:”Mi dicono che qui ci siano alcune concrezioni, pochine…”. Riusciamo a uscire dalla parte turistica prima che chiuda. Pascal torna indietro ad aspettare gli altri perché deve armare la via dei Pompieri per far uscire Robertino, il nostro gigante buono.
All’uscita trovo la squadra degli armatori che mi simula la tessera stracciata... Un vero speleo esce per le vie in corda e non come un turista. Io sorrido e dico che ho portato fuori un “moribondo”, che carichiamo subito sul pulmino e mandiamo giù dalla Piera al caldo. Sono le 18.30 e gli armatori sono usciti alle 15.30. Gli chiedo dove sono gli altri quattro che erano davanti a me con uno scarto di una oretta circa. Scoppiamo a ridere perché loro non sono mai usciti e io sarei la prima. Ah caxxo, hanno sbagliato bivio e si staranno perdendo dentro il Corchia turistico!? Un gruppo di noi torna dentro a cercarli. Ridiamo. E dopo un bel po’ ce li vediamo scendere dalla stradina: sono usciti dal Serpente dopo aver fatto il giro circolare!
Nel frattempo grandina. Ci mettiamo in macchina ad aspettare. Gli ultimi usciranno alle 22.30 dopo aver disarmato e riarmato l’uscita perché non avevano capito che dentro c’era ancora gente.
Un po’ di pensieri per alcuni corsisti mi erano venuti. Ma quando ho visto arrivare Nadia piena di gioia ho capito che era andato tutto bene. Felicità e gioia pura.
Ho visto gente in questo corso mettersi alla prova e superare paletti mentali e pregiudizi. Ho visto cosa significa il panico, ma anche come si fa a superarlo. Ho visto gente vincere paure e piangere per la bellezza della Natura e sentirsi privilegiata di poter fare questa esperienza. Ho visto corsisti felici. A parte i risvolti emotivi, ho visto affamati svuotare i piatti succulenti della Piera fino a tarda notte!!

Il giorno dopo siamo andati a visitare la miniera di mercurio. E vedere le palline di questo minerale sulla roccia è stata una bella emozione. Geologicamente affascinante, il Corchia è proprio una bella bestia, di marmi e scisti. Una vecchia scogliera triassica che a iniziato a cucinarsi per metamorfismo regionale 40 milioni di anni fa... E il suo carsismo è grandioso.
Siamo tornati a casa nel tardo pomeriggio di lunedì 25 aprile e come disse Anna: “Ma se troviamo i perugini in coda sull’autostrada, armiamo la tangenziale per saltarli?!”.
Ritengo sia stata una esperienza costruttiva e istruttiva per tutti, corsisti e istruttori. Sono contenta dell’impresa. Grazie a Pascal, Rada, Russino e l’altro pisano per la collaborazione e splendida compagnia!

BarbaRadi Grillo