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Anello (o emiciclo?) di Maria Giulia

Ottotamoil, destinazione Farolfi, Anello di Maria Giulia poi rinominato "Emiciclo" di Maria Giulia siamo io, Marco G., Andrea, Peppino e Caterina.

Io e Marco arriviamo addirittura con 5 minuti di anticipo ma nonostante questo ancora non nevica, e visto l'anticipo ci dedichiamo a sfottere il superfissato di turno che si è messo la sveglia di sabato alle 8 per lavare la moto, trasportata all'autolavaggio con un mega van semivuoto tant'era la paura che poi si sporcasse al ritorno, e lavata con un numero di gettoni sufficienti lavare le autovetture di tutti i presenti.
Tra uno sfottò e l'altro Andrea ci informa che di descrizione dell'itinerario non ha trovato nulla sul World Wide Web e che dalla pianta non risulta chiarissimo il giro che dobbiamo fare, questo, in aggiunta a commenti discordanti che danno in alcuni casi l'anello come labirintico e in altri come una banalità, ci lascia perplessi .
Ci decidiamo a partire, prima tappa il Leoni per mettere un po di sfoglie nella gobba ad uso futuro, e vista la mia scarsa attività speleologica anche non avendo particolare fame mi sparo la mia sfoglia (è prescritto anche anche nell' MTO giusto?).

Dopo un po più di un'ora arriviamo alla strada bianca e incontriamo la prima difficoltà, strada ghiacciata a tratti nonostante le temperature quasi primaverili (che culo eh?).
Affronto la pettata con la speranza che le mie M+S nuove di pacca mi ripaghino della scelta ma vuoi la scarsa trazione vuoi l'inesperienza che mi ha portato a stare troppo appiccicato alla Ypsilon di Peppino insomma non mi vado a fermare proprio sul ghiaccio, addio, inizia una lunga serie di puntellamenti slittamenti etc che si conclude solo dopo un buon quarto d'ora con il montaggio delle provvidenziali catene universali che per fortuna avevo in macchina.
Peccato che il concetto di universale non è universale, insomma per circa 5 millimetri non vanno bene ma comunque riusciamo a montarle quel tanto che basta per mettere le ruote fuori dal ghiaccio e poi giù fino alla vicina piazzola dove finalmente possiamo prepararci.
Dopo poco più di una mezzora di avvicinamento arriviamo all'ingresso della grotta e alle 11.45 cominciamo a scendere, all'inizio la via è abbastanza chiara per la nostra guida Russino, progrediamo senza problemi fino a che non arriviamo ad una pozza d'acqua che ci lascia perplessi sul proseguo, dopo poco ci rendiamo conto che in realtà l'anello deviava poco sopra quindi torniamo sui nostri passi e proseguiamo per la giusta via.
 
Seguiamo le scritte e ipotizziamo la storia di Maria Giulia, le scritte sono molte ma spesso di poca utilità, dopo aver traversato un ampio scivolo arriviamo ad una saletta con chiamata "La Campana", sopo circa le 15, ce la siamo presa comoda tra armi e varianti fuori programma, ne approfittiamo per mangiare qualcosa visto che la saletta è abbastanza asciutta.

Ripartiamo, incontriamo un bivio con un piccolo pozzo che non va sceso e dopo non molto ci ritroviamo su un ampia sala di frana, siamo al Fighierolfi.
Vediamo una risalita, gli armi sono nuovi non sembra la vecchia cara Maria Giulia ed infatti Andrea ci conferma che dopo la risalita gli armi sono sono fantasiosi, sicuramente non da corso come sappiamo essere quelli di Maria Giulia, quindi iniziamo a girare per il salone per cercare la prosecuzione e dopo un po troviamo una possibile via che inizia con una serie di traversi.

Entriamo convinti nel ramo ma subito ci assalgono i dubbi perchè la prima scritta che vediamo è "Farolfi" con una freccia che indica il salone Fighierolfi da cui proveniamo, convinti del fatto che i ramo appartenga al Fighierà e che il nostro tracciato sviluppi totalmente in Farolfi cominciamo a pensare di essere andati troppo oltre e che il Fighierolfi sia fuori rotta e cominciamo a tornare sui nostri passi con l'idea di tornare alla campana e scendere il pozzetto ignorato all'andata per vedere se la prosecuzione dell'anello passava di li ma anche questa volta niente di fatto.
Per evitare di perderci e uscire ad un'ora decente decidiamo di fare il percorso a ritroso anche perchè se avessimo continuato, anche nell'ipotesi di riuscire a completare l'anello in tempi umani, avremmo dovuto rifarci un'altro pezzo di giro per disarmare la parte di anello che avevamo lasciato armata per avere una via di fuga in caso di problemi di orientamento (e comunque non ci sono inviolabili per armare in doppia).
Una volta superate le due corde che avevamo lasciato proprio per garantirci la ritirata in teoria l'escursione sarebbe quasi terminata, quindi tanto per arrotondare Peppino, io e Caterina decidiamo di darci all'esplorazione di un altro scivolo in salita abbastanza angusto ma bello (o detta diversamente abbiamo cannato il primo bivio giusto dopo aver lasciato Andrea e Marco al disarmo).

Dopo questa piccola variate ritroviamo la giusta via che passa per una piccola forra (che io manco mi ricordavo!), uno scivolo e poi su verso l'uscita dove dopo poco incontriamo Marco e Andrea che nel frattempo ci avevano superato immaginandoci avanti.

Usciamo dalla grotta che sono le 22.30 per fortuna non piove quindi possiamo farci un rientro all'asciutto.

Cos'altro aggiungere degna di nota?
Il NOOOOOOOO di Caterina proferito assieme ad un'espressione sconcertata 
tipo "Scream" che mi osservava atterrita versare il mio tubetto di zucchero nel the (solo dopo venni a sapere delle aspettative che Caterina riponeva sulle calorie contenute in quel tubetto).

Sabato 6 febbraio
Antonio B.

Video

 

Gellaria Fotografica

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