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ABISSO GUAGLIO. E PACE FU

11-12-13 luglio 2015 Abisso Attilio Guaglio (Vagli di Lucca, Toscana).

Ognuno ha le sue fisse e questa era la mia da 15 anni quando questa grotta dopo tanta strada ha buttato fuori di corsa per una piena tutta la squadra di triestini con cui ero, facendomi vedere appena il primo pozzo e la galleria. Mi rimasero impresse le striature verdi del marmo che hanno provocato in me un effetto “acquolina in bocca”.

Un mese di discorsi, contatti e preparativi, progettini ingegneristici sul rilievo con freccette e sacchi firmati ing. Barison. Ora corde abbiamo, obiettivo meno 400 m, siamo in 7 di 5 gruppi speleo. Come le organizziamo? “Bah, improvvisiamo là!” (Pascal dixit). Aahahh!

E’ venerdì sera. Sono con Denis e Manuele (G.S.Sacile) sulla Ford mobil (saremo quei del “3ESSE Team”). Per strada raccogliamo Orzo Wei (G.S. Padova) evitando una fantasmagorica inversione in autostrada con doppio salto ad ostacoli: il cono stradale (si quello che secondo Denis è più sexy di me, soprattutto se arancione) è un nuovo santo del calendario… Non so perché ma la musica in macchina era “Sai, la gente è strana…” cantata per tutti e due i giorni dopo!

Arriviamo al campeggio del lago Apuano, detto anche di Gramolazzo, nella frazione di Foresto di Gorfigliano, comune di Minucciano (disorientati da tanti nomi...caxxo chiamarlo semplicemente lago di Minucciano no?!) a mezzanotte e mezza e ci accoglie Luca Dalle Tezze, partito prima di noi. Per fortuna che è stato lui il primo ad assicurare la padrona del campeggio che saremmo arrivati, che esistevamo sul serio, perché per due giorni non ci ha poi visto ma mi cercava al telefono di continuo per la registrazione!! Il mattino della partenza voleva poi offrirci una seduta olistica e meditativa perché per lei eravamo stressati! Prezzo speciale, d’altronde è un tripadvisor certificated… eh si come no! Qua prima delle 9.00 di mattina non se move una foglia! Entri in un locale e ti dicono: siete mattinieri, che presto! Dai dai presto che è tardi dai noi!

Sabato mattina incontriamo Pascal e Rada reduci dal concerto di Billy Idol, fermati anche loro al campeggio a dormire. Andiamo su per la strada della Valle dell’Arnetola dietro il paese di Vagli (LU). Diventa molto sconnessa praticamente subito e con una macchina normale la salita è un po’ azzardata. Decidiamo di parcheggiare su una curva. Vediamo rotolare dei massi sul versante davanti a noi. Guardiamo su: caxxo era l’area di scarico della cava! Non è proprio un bel posto, via via!!

Parcheggiamo più avanti e ci dividiamo i sacchi. Abbiamo pure il sacco P e sacco T, quelli per il fondo con il paracadute e il trampolino! In teoria abbiamo mezz'ora di strada da fare. Fa molto caldo. Arrivati al pilone storto si gira per pochi metri per un sentiero e facendo un rapido zig-zag sul ghiaione a destra si sale fino a raggiungere le pareti. Eccoci qua, caro Attilio, di nuovo, no me par vero. Panorama spaziale.

La grotta inizia con un p26 frazionato, uno con le gambe lunghe sicuro non si danna come un corto… Poi continua con una galleria in forte discesa ingombra di massi di crollo, un pozzetto da 15 m non in scheda d’armo, una sala grande con rocce di tanti colori diversi che sono il preambolo di quello che ci avrebbe aspettato. I ricordi di esser arrivata almeno fino a qui. L’emozione che questa volta il Guaglio si lascia visitare, mi fa sentire tra i pochi eletti visto che conosco gente che ci ha provato diverse volte e non ci è riuscita. Forse sarà perché non abbiamo la faccia da speleologi secondo i locali?!

E poi inizia la forra vera e propria, colorata, liscia, pulita, bella, amabile, armoniosa. Scopro che Manuele faceva il marmista e comincia a dirmi tutti i nomi delle pietre ornamentali: Nero Marquinia, Calacata Vagli (il bianco venature verdi), Calacata Oro (il bianco con venature gialle), Grigio Alexandro. E fu così che le rocce le chiamavo con nome e cognome e il mio pensiero era pieno di “sfumature di grigio”! Ogni zona aveva un colore suo particolare: mi ha colpito il bianco candido, il rosa, il traslucido verde, le vene verticali gialle della parte finale a meno 300 m, dove la forra si amplia con i due pozzi da 26 e 30 m raggiungendo il suo massimo livello di orgasmo speleologico. In alto continua maestosa lungo faglie e fratturoni impressionanti. Qui un armo un po’ spostato, dalla forma di una L, tirato un pochino, “una piccolezza” (mancava corda eh già…) mi ha messo alla prova, ma la voglia di arrivare fin dove si poteva era tanta. E poi, caxxo, è passata Rada vuoi che non passi Radi?! Vuoi metter poi la corda che russa sul clitoride?!! La grotta d’altronde si arma con tiri corti, soprattutto con cordini da 5 m…magari la scheda d’armo va aggiornata un attimo.

Non solo marmo ma anche piccole concrezioni da splash, bianche, purissime! E poi il latte di monte sulle pareti spalmato come fosse ricotta (questa la versione ufficiale, meno angelica era la versione della “candida vaginale” detta da qualcuno a caso...) che è talmente bianco che pare passato con ACE gentile!!

Nella sosta cibo al campo Denis ci prepara i tortellini e Manuele ci offre come per magia il caffè della Ferrero, grande successo del giro! Una delizia per il palato e un gadget da aver sempre con sè!

In tutto il giro dura 10 ore ma perché di soste, foto e calma ne abbiamo viste parecchio. Io, Denis e Manuele siamo fuori con il disarmo per le 21.30 accolti da un stupendo cielo stellato e tante lucciole, mentre gli altri sono usciti due ore prima. Il telefono non prende. Abbiamo un sacco in più e la discesa si fa ardua. Io cado un paio di volte come un sacco di patate ma secondo Denis come un “zimeth”, cioè una cimice che non riesce a girarsi! In più mi accorgo che sono osservata da rospi da kilo:“Magari cadendo ne bacio uno e arriva il principe azzurro”, esclamo! Solo grazie a loro due riesco a tirarmi su, lo zaino era troppo pesante. Da quel momento divento la loro “principessa” coccolata a suon di prese per il culo!!

Arriviamo alla macchina. Anche se contrariata, i due maschi alfa decidono di cenare con la crema di funghi e taralli. Io pisolo e quando sento il profumo di cibo, risorgo. Ceniamo cosi, sotto le stelle, alternando tra le risate i taralli con la nutella. Relax puro. Soddisfazione grande per l’impresa fatta. Scendiamo con molta calma i 2 km di strada sconnessa fino ad arrivare a mezzanotte al bar di Vagli di Sopra, dove Orzo ci aspettava da alcune ore. Pascal era andato a casa alle 20.00. Non avendo macchine per venirci incontro, se mai fosse servito, sul tardi Luca si era fatto accompagnare in campeggio dal sig. Arena, lo speleologo gestore del bar molto noto in zona. Non immaginavamo di certo che Orzo Wei aveva allertato il 118!! Beviamo alla nostra salute, ero talmente felice che mi sentivo come la principessa sul pisello!

Un po’ a naso riusciamo a tornare verso le nostre tende al lago, quando verso la 01.00 ricevo pure un sms della padrona del campeggio che mi chiede come sto!! Aaahhaaa!!!

La domenica mattina ci svegliamo con calma e sistemiamo il materiale. Memorabile il momento di insaccare la Quechua: in 4 a litigarci per poi decidere di metterla in macchina cosi come stava con la roba speleo sopra per evitare che si aprisse!!! Ciuffi, che amici che ho!!

Rientro per la Garfagnana passando per il passo San Pellegrino, il passo più alto di tutto l’Appennino, e direzione Modena. Sosta al ristorante la Brace con panorama notevole, quel che mi no volevo perché di tutto quel che dico si fa il contrario... Relax, ciacole, il gusto pieno della vita. Fanculo al fango di casa nostra, le Apuane ci hanno stregato!!

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